Perché investire nella promozione della salute mentale in azienda?

di Maria Luisa De Petris, Corporate Communication and Sustenability Manager, Brain Longevity Specialist e Giovanna Calisti, Mtu Academy&Consulting, Brain Longevity Specialist 

In molte realtà aziendali la cura della salute e del benessere dei lavoratori può essere percepita soltanto come un dovere etico o un obbligo normativo, la cui applicazione si limita al minimo richiesto o è rimandata all’iniziativa illuminata dell’imprenditore o del manager di turno.
Non è così.
In contesti aziendali dinamici e in continua evoluzione, prendersi cura della salute e del benessere può costituire la chiave per innescare competitività e innovazione, trattenere talenti, fare la differenza in termini di sostenibilità.
Promuovere il benessere mentale nei luoghi di lavoro significa mettere davvero le persone al centro, con le loro potenzialità e i loro bisogni, prevenendo alcuni importanti rischi a medio e lungo termine.
Vediamoli nel dettaglio. 
 

Assenteismo, invalidità a lungo termine, livelli ridotti di prestazione da parte dei dipendenti e minore produttività sono infatti alcuni dei rischi che vanno tenuti in considerazione. 

  • secondo l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, assenteismo, indennità di disoccupazione e di invalidità a lungo termine sono in continuo aumento in numerosi Stati membri dell’UE a causa dello stress da lavoro e di problemi di salute mentale. In particolare, è stato stimato che la depressione sarà ben presto la principale causa di congedo per malattia in Europa.  
  • le conseguenze di una salute mentale compromessa sono state correlate a numerosi altri impatti deleteri per le imprese, come, ad esempio, livelli ridotti di prestazione da parte dei dipendenti e minore produttività, ridotta motivazione ed elevato ricambio di personale. 
  • il Sole 24 ore riporta che in Italia una persona su due lotta in silenzio contro i problemi legati al malessere mentale legato alla propria occupazione e il 70% è alle prese con stress e burnout, con una quota non trascurabile (il 13%) che dichiara di aver sperimentato in modo (molto) forte questi due fenomeni. 

No-stress: obbligo di legge e vantaggio aziendale

Investire nella promozione della salute mentale in azienda è un obbligo di legge: il decreto legislativo 81 del 2008, recependo una direttiva europea, annovera lo stress tra i rischi di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e obbliga il datore di lavoro a gestirlo adottando delle misure per ridurlo e prevenirlo.
Meno stress significa, infatti e prima di tutto, ridurre gli incidenti sul lavoro.
Ma prendersi cura del benessere dei lavoratori costituisce anche un vantaggio aziendale: il benessere dei propri dipendenti comporta numerosi benefici per le organizzazioni, quali migliori prestazioni e maggiore produttività, oltre a consentire una valorizzazione della reputazione dell’azienda. In Europa sono previsti numerosi riconoscimenti per le aziende le cui prestazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro risultino essere eccellenti, il che può determinare un’ulteriore valorizzazione dell’immagine e del profilo dell’azienda a livello nazionale e internazionale. 

Un approccio sostenibile

Il benessere mentale nelle aziende è strettamente legato a diversi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDG), in particolare il n° 3 “Salute e benessere” e il n° 8 “Lavoro dignitoso e crescita economica“. Promuovere il benessere mentale significa poter fare la differenza in quanto azienda ed essere una soluzione al problema, contribuendo direttamente a questi obiettivi, migliorando la qualità della vita dei dipendenti e sostenendo garantendo una crescita economica equa e sostenibile.  

Da non sottovalutare che la sostenibilità della propria attività lavorativa è un ambito al quale tutte le grandi aziende sono ormai tenute a rispondere, soprattutto quelle che ricadono sotto la nuova CSRD Directive: entrata in vigore a gennaio 2024, modernizza e rafforza le norme in materia di informazione sociale e ambientale che le imprese devono comunicare. Le grandi imprese che operano nei mercati regolamentati dell’UE con più di 500 dipendenti rientreranno nel campo di applicazione del CSRD già dal 2024. A seguire, anche quelle con un numero inferiore di dipendenti saranno chiamate a fare la loro parte. 

Il protocollo Brain Longevity: un approccio innovativo per la salute mentale

Un modo per occuparsi della salute mentale dei lavoratori è l’implementazione in azienda del protocollo Brain Longevity, per la longevità del cervello e la riduzione dello stress. Il programma è il risultato di oltre 25 anni di studi, ricerche e pratiche condotte dalla Alzheimer’s Research & Prevention Foundation a Tucson, Arizona, sotto la guida del Dr. Dharma Singh. 

L’obiettivo di questi studi è comprendere come fare prevenzione per la salute del cervello e prevenire il declino cognitivo, approfondendo la relazione tra yoga, meditazione, riduzione dello stress e salute cerebrale. 

Il protocollo Brain Longevity si basa su quattro pilastri per la salute e la longevità delle funzioni cognitive: 

Prevede l’utilizzo di 16 tecniche derivate dallo yoga e dalla meditazione, che: 

L’integrazione del protocollo Brain Longevity nelle politiche aziendali può portare benefici a lungo termine, non solo per i dipendenti ma anche per l’organizzazione nel suo complesso. 

Il caso di successo di Meccanotecnica Umbra

MTU Academy&Consulting è stata pioniera nell’attuare il Protocollo Brain Longevity con risultati molto interessanti, grazie al coordinamento di Giovanna Calisti (Brain Longevity Specialist) in collaborazione con Alessia Tanzi (Yoga-Coaching) e Stefania Rosati (psicologa). 

Meccanotecnica Umbra Spa è una azienda metalmeccanica leader mondiale nella produzione e distribuzione di tenute meccaniche. La sua sede principale è in Italia ma è presente con sedi produttive in altre 8 nazioni e 5 continenti.   

Nella sede italiana, 210 dipendenti circa, il protocollo “Brain Longevity” è stato inizialmente implementato come misura per ridurre il rischio di stress correlato al lavoro, rilevato secondo quanto previsto dalla valutazione del rischio condotta da MTU Academy&Consulting utilizzando la metodologia INAIL (The methodology for the assessment and management of work-related stress risk – INAIL). 

A seguito di questa valutazione (qualitativa e quantitativa), sono stati identificati i gruppi di lavoratori più a rischio (qui, tutti provenienti dalla fabbrica, molti dei quali donne) e a questi lavoratori è stata offerta una formazione specifica sullo stress.  

All’interno di questa formazione, sono stati insegnati i 4 pilastri del protocollo BL, con un focus sulla pratica delle tecniche di respirazione e meditazione per raggiungere la calma e il rilassamento. 

Inoltre, come misura preventiva, tutti i dipendenti hanno avuto la possibilità di prenotare sessioni individuali.  

Il progetto, che ricade all’interno della formazione specifica per la sicurezza sul lavoro, è stato in parte finanziato attraverso l’assegnazione di un bando pubblico per la conciliazione vita-lavoro (Bando #Conciliamo, Dipartimento per le Politiche per la Famiglia). 

Gli altri fondamentali interventi volti alla riduzione del rischio sono stati quelli di ordine organizzativo che hanno avuto l’obiettivo di andare ad incidere sulle cause stesse dello stress ove possibile.